
— "Ciao, sono Mauro. Come ti chiami?"
— "Trombone."
— "Vuoi mangiare?"
— "No, Trombone."
— "Hai bisogno di vestiti?"
— "No, trombone."
— "Vuoi andare a scuola?"
— "No, voglio un trombone."
Non era un soprannome. Non era uno scherzo. Benson, non chiedeva cibo, né vestiti, né un letto per la notte. Chiedeva solo quello: un trombone.
Giorno dopo giorno, per mesi, ogni volta alla distribuzione del cibo, la risposta era sempre la stessa. Non importava quanto fosse affamato, quanto freddo: quello che desiderava era suonare. Il suo sogno era semplice, ma lontano.
Eppure, a volte la bellezza della solidarietà risiede proprio in chi riesce a vedere il valore anche nei sogni piccoli, apparentemente secondari. Una persona, una tra tante che credono nella missione di Malaika, ha deciso di fare qualcosa. Ha donato un trombone.
Quando gliel’abbiamo consegnato, Benson l’ha abbracciato come se avesse ritrovato una parte perduta di sé. Nessuna parola, solo lacrime e un suono, incerto e timido all’inizio, ma pieno di vita. Il trombone è diventato il suo tesoro, e oggi è custodito con cura nella casa di Malaika.
Malaika sta cercando una scuola di musica che possa accoglierlo, che possa coltivare quel talento grezzo e trasformarlo in una possibilità concreta. Vogliamo che Benson possa esprimersi, crescere e, chissà, un giorno forse ispirare altri bambini come lui a credere che anche il sogno più bizzarro può trovare una via.
Questa non è solo la storia di un ragazzo che voleva uno strumento.
È la prova che ascoltare, davvero ascoltare, può fare la differenza.
A volte non serve molto per cambiare una vita. A volte basta... un trombone.